Da Brianza Economica a la Banconota: la storia

Agostino Gavazzi Presidente di Brianza Unione

di Luisa Ferrari

Correva l’anno 1982: per molti, semplicemente, l’anno della vittoria ai Mondiali di calcio in Spagna. Ma tanti altri eventi raccontano quel periodo storico, che oggi più che mai - soprattutto ai più giovani - appare davvero appartenente a un altro secolo e a un altro millennio: nell’ ’82 i film-novità sono “E.T. L’extraterrestre” e “Blade Runner”; viene coniata per la prima volta la moneta “bimetallica” da 500 lire; ha inizio (e termine) la guerra delle Falkland tra Regno Unito e Argentina; a Londra viene ritrovato sotto un ponte sul Tamigi il cadavere di Roberto Calvi, ex presidente del Banco Ambrosiano; la “cortina di ferro” che divide l’Europa nei due blocchi contrapposti è ancora saldamente in vigore: in Italia il governo (il primo composto con la formula del pentapartito) è guidato da Giovanni Spadolini.

Ed è proprio nel 1982 che, all’interno di Banco Desio, prende corpo l’idea - innovativa per l’epoca - di realizzare una propria rivista. Un progetto complesso e ambizioso che ebbe una gestazione complicata, come raccontano i protagonisti di allora. A dirigerla, fino al dicembre 1988, il compianto Mario Veneziani, sostituito poi da Luigi Gavazzi, in rappresentanza della famiglia a cui fa capo la proprietà della banca. Ed è proprio lui, insieme al fratello Agostino Gavazzi - attualmente membro del Consiglio di Amministrazione - a raccontarci gli esordi di questa rivista dalla lunga storia. “È difficile ricostruire a chi si deve l’idea originaria di creare un giornale, battezzato originariamente ‘Brianza Economica’: probabilmente a mio cugino Marco Gavazzi, sempre molto attento agli aspetti di comunicazione (non a caso è stato lui, nel 1986, a sostenere l’idea di affidare a un designer del calibro di Bob Noorda il restyling del nostro logo). Ma forse c’era anche una richiesta in questo senso proveniente dal management della banca, che sentiva il bisogno di un canale di comunicazione più ampio e articolato. Di sicuro - continua a ricordare Luigi Gavazzi - io fui coinvolto anche perché avevo già una lunga esperienza di lavoro nel settore editoriale (sia pure su aspetti specifici, legati soprattutto a ricerche di mercato). Questo però mi permise di contattare un validissimo grafico per la realizzazione della copertina: Gaspare Gilardoni, all’epoca art director del settore periodici del Gruppo Rizzoli/Corsera. Fui io, quindi, a scegliere la grafica iniziale, che corrispondeva a una precisa lettura: la scala di verdi in diverse gradazioni rappresentava la Brianza, dalla campagna pianeggiante fino alle vette montane, nostro territorio di attività. Poi nel corso del tempo - con l’inserimento di bande, riquadri e differenti tonalità di colore - questa impostazione è andata annacquandosi fino a perdere molto del suo significato… ma era comunque un buona idea”.

“A mio avviso - fa eco Agostino Gavazzi - ‘Brianza Economica’ fu da subito molto apprezzata per la sua capacità di rivolgersi direttamente alle persone, di raccontare quegli eventi interni alla banca che interessavano tanto la clientela, quanto chi in banca ci lavorava. Anche perché il tipo di lavoro e la tecnologia erano molto diversi da oggi: il conto corrente era il prodotto principale, il bancomat non esisteva, gran parte dei pagamenti venivano effettuati utilizzando l’onnipresente ‘libretto degli assegni’ (un oggetto ormai in via di estinzione!)… In compenso, c’erano molte importanti novità che muovevano i primi passi: lo sviluppo delle banche private (sul cui tema Banco Desio organizzò un importante convegno dal titolo ‘Le Brianze d’Europa’), le prime polizze assicurative ‘programma sicurezza’, la realizzazione della nostra nuova sede”.

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Una figura che contribuì in modo rilevante allo sviluppo di “Brianza Economica” è quella di Rinaldo Meda, all’epoca impiegato dell’Istituto e in pensione dal 1996, che ricorda: “Dopo i primissimi numeri, curati direttamente dalla direzione, fui coinvolto perché avevo già collaborato con vari giornali e avevo dimestichezza con lo scrivere; un’attività che si intensificò intorno al 1988 quando, con la direzione di Luigi Gavazzi, si arrivò a una nuova versione della rivista, rinnovata anche dal punto di vista grafico con una diversa testata. A quel punto il mio lavoro era quello di “cuoco”, di coordinatore del giornale nei suoi vari elementi: un ruolo che ho ricoperto fino al 1992”. I racconti di Rinaldo Meda rivelano una “macchina” che - al netto delle innovazioni tecnologiche - non è poi così diversa da quella attuale nei suoi elementi base, a testimonianza della validità delle scelte originarie: “Come ora, esisteva già una ‘cover story’ (fortemente sostenuta da Marco Gavazzi) dedicata al racconto di qualche azienda cliente dalle caratteristiche particolari e interessanti - ricorda Meda - . Storie che, a volte, si estendevano a personaggi di rilievo provenienti dal nostro territorio: come quella che realizzai intervistando Gianni Locatelli, direttore del Sole 24Ore proprio nell’epoca d’oro della nascita dei fondi comuni di investimento e del boom della borsa, in un contesto che portò il quotidiano a tirature-record di oltre 300.000 copie giornaliere. Fu una sorta di rimpatriata, dal momento che Locatelli, desiano doc, era un ex compagno di scuola media mio e di Luigi Gavazzi, anch’esso coinvolto nell’incontro. Ricordo anche dettagli ed eventi rivelatisi poi significativi nel corso degli anni: come la “breve”, piccola notizia di informazione che avevo voluto inserire di mia iniziativa, a proposito della nascita di una nuova associazione denominata ‘Banco Alimentare’; all’epoca era una struttura come tante, ma avevo intuito che l’idea poteva funzionare: come dimostra il colosso che è oggi diventato”.

Tra gli artefici della rivista - trasformatasi poi, nel 2003, nella testata “La Banconota” - ci sono anche persone ancora pienamente operative sulle pagine attuali: come Francesco Ronchi, firma costantemente presente su tutti i numeri della rivista (vedi box), e come Umberto Vaghi, presidente del Circolo Ricreativo e Culturale del Gruppo Banco Desio (intervistato a pag.28), che così ricorda di aver vissuto in prima persona gli albori della rivista: “Nel 1982 mi chiamò il vicepresidente, Mario Veneziani, e mi diede queste indicazioni: ‘Vaghi, metta in piedi un giornale; ma non una cosa tecnica. Vogliamo una rivista che possa essere letta da tutti, e con interesse’. Non fu una cosa facile: la prima proposta fu bocciata, poi piano piano definimmo il progetto in tutti i dettagli. ‘Brianza Economica’ fu da subito uno strumento importante di comunicazione, e alcuni temi furono particolarmente rilevanti: ad esempio la costruzione della nuova sede, per la quale in quarta di copertina, numero dopo numero, veniva pubblicata un’immagine che forniva l’idea del grado di avanzamento dei lavori. Ma anche articoli che - in un’epoca in cui l’ufficio marketing non esisteva - svolgevano un ruolo importante di presenza e contatto: come quello che realizzai sulla Fiera Campionaria di Milano, evento commerciale e mediatico di grandissima rilevanza. Insomma, la rivista è cresciuta con il crescere della banca: verso la fine degli anni ’90 vi fu un grandissimo impulso all’apertura di nuove filiali, che venivano puntualmente presentate nelle pagine del giornale. Fino ad arrivare alla considerazione che la nostra identità non era più solo quella di ‘banca della Brianza’: era quindi necessario modificare il nome della rivista. Il passaggio da ‘Brianza Economica’ a ‘La Banconota’ fu deciso a votazione; consultazione dalla quale mi sentii autorizzato ad astenermi, dal momento che ero stato io a suo tempo a scegliere ‘Brianza Economica’ come nome della testata”.

Il racconto della storia della Banconota potrebbe proseguire a lungo, con storie e aneddoti di ogni tipo. Ricorda ancora Luigi Gavazzi “Ogni tanto avevamo problemi con le foto: quella che pubblicammo di Giovanni Valtolina, direttore di Desio e Brianza Leasing, effettivamente non era un granché. Tanto che sua moglie, architetto attenta alla composizione dell’immagine, ci disse scherzosamente. ‘Mettetegli le mani in tasca, la prossima volta!’. E poi, una serie di copertine con personaggi celebri e importanti: mio fratello Agostino insieme all’astronauta Paolo Nespoli, brianzolo di Besana; l’industriale e politico Walter Fontana, presidente dell’Associazione Industriali di Monza e Brianza; il comico Giacomo Poretti del celebre trio ‘Aldo, Giovanni e Giacomo’… e poi i numeri dedicati ai nostri anniversari: primo tra tutti il centenario della nascita della banca (accompagnato anche da un’esposizione e da una serie di eventi che coinvolsero dipendenti e clientela), seguito poi dai 110 anni, questa volta festeggiati insieme alla compagine proveniente dall’acquisita Banca di Spoleto. Eventi immortalati e raccontati sulle pagine della rivista, a testimonianza della solidità della nostra storia e delle nostre radici”.

Ultima modifica 25/07/2021